Una settimana fa la Commissione europea ha richiamato sei Paesi, tra i quali l’Italia, alla corretta applicazione della normativa dell'UE che proibisce la discriminazione nell'accesso al lavoro e nell'occupazione a motivo del sesso (direttiva 2002/73/CE).
Richiamato perché dopo aver già aperto una procedura di infrazione, e in assenza di una risposta soddisfacente, Bruxelles ha inviato anche al nostro Paese un “avviso motivato”, ovvero un monito formale, che se non riceverà un riscontro positivo entro due mesi passerà alla terza fase della procedura di infrazione, quella davanti alla Corte di giustizia europea.
Tra i principali problemi riscontrati ci sono le definizioni di discriminazione diretta e indiretta, il diritto delle donne a un congedo di maternità e il funzionamento degli organismi preposti ad assicurare la parità. Nel caso dell’Italia il mancato o parziale recepimento riguarda il primo e il terzo punto. Vladimír Špidla, Commissario UE responsabile per le pari opportunità, ha affermato: "Questa direttiva è essenziale per affrontare il problema della discriminazione di genere, un obiettivo importante dell'Unione europea. Tale direttiva è stata concordata all'unanimità dagli Stati membri ed è stata adottata nel 2002, ma le direttive dell'UE non possono realizzare appieno le loro potenzialità se non sono recepite integralmente e correttamente nella normativa nazionale."
Questo il comunicato e questa la Direttiva