Nel rapporto inoltre si evidenziamo come l'utilizzo complessivo del part-time, inferiore di oltre quattro punti percentuali in Italia rispetto alla media europea, interessa maggiormente le donne. Da una parte è meno diffuso, ma dall’altra rappresenta spesso l’unica possibilità per cercare di conciliare i tempi, tra casa e ufficio. Infatti un terzo delle donne in cerca di occupazione (il 31% ) preferirebbe un contratto part-time – e la percentuale si impenna al 42% nella fascia d'età 35-44 anni – mentre gli uomini che preferirebbero il part-time ammontano in totale al 3,8% .
A differenza dell'area del cosiddetto welfare nordico, infatti, i paesi dell'Europa mediterranea come l'Italia si caratterizzano per l'assenza di forme strutturate di welfare familiare e per una spesa sociale complessivamente più bassa degli altri Stati europei, con scarse risorse destinate al sostegno delle famiglie. Il che si traduce in quote elevate di inattività femminile e una partecipazione discontinua delle donne al mercato del lavoro, soprattutto in relazione allo status familiare e alla presenza di figli o persone non autosufficienti. Ad aggravare la situazione, la scarsa condivisione dei carichi familiari all'interno della coppia e le ridotte opportunità di conciliazione tra vita e lavoro offerte dal sistema dei servizi pubblici, dall'organizzazione del lavoro e dalla dinamica dei redditi