Il giudice della Corte Suprema americana, Sonia Sotomayor, ha dovuto difendere la propria affiliazione ad un’associazione femminile – Belizean Grove, un gruppo di talentuose e promettenti donne in carriera – dopo che il comitato giuridico del Senato le aveva chiesto conto del “tesseramento” . Contrario, secondo loro, all’obbligo che hanno i giudici federali di non far parte di associazioni che discriminino sulla base della razza, genere, nazionalità o religione. La Sotomayor ha argomentato che l’obiettivo di questo gruppo non era quello di escludere uomini (documentando inviti e regolari interventi di “maschetti” al club) ma semplicemente si scambiare idee ed esperienze. E forse farsi coraggio in un mondo – sia quello corporate che quello istituzionale – nel quale le donne sono ancora “mosche bianche”. Un brutto segnale, peraltro passato sotto traccia, teso ad indebolire quelle poche che “ce l’hanno fatta”. Ma i club maschili, i circoli di questo tipo (di nome o di fatto) non esistono davvero tra i giudici federali o i senatori?
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