In tutta Europa tra il secondo trimestre del 2008 e il 2009 l’occupazione ha subito una contrazione dell’1,8% a 145,5 milioni di persone (area euro), decisamente superiore alla riduzione dell’attività economica (-4,8% nell’area euro). Una delle ragione – ha spiegato Eurostat nell’ ultimo bollettino (pubblicato il 5 novembre) è perché si è ridotto il montante ore lavorate e si è fatto maggior ricorso al part-time. Tutti a casa dopo le 18, quindi: si concentra il lavoro negli orari di ufficio, si lavora meno ma in maniera meno dispersiva e non si fanno straordinari ingiustificati. Tranne che in Italia, Malta e Portogallo. Questi infatti sono gli unici Paesi dell’area euro dove l’orario di lavoro si è ridotto solo marginalmente (30 minuti in meni giornalieri, contro quasi un’ora intera dell’eurozona) e dove il part-time al posto che aumentare è diminuito (-0,3%, come a Malta, -0,4% in Portogallo, -0,1% in Romania, unici casi in tutta Europa). Strano. Mi riprometto di chiedere a Stefano Scarpetta, che all’Ocse segue il mercato del lavoro, un’interpretazione di questi dati. Ma a pelle mi dico: possibile che siamo così refrattari alla flessibilità, anche quando conviene? Questo il documento: Scarica Eurostat crisis part time
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