Scrivendo per il Sole di oggi mi sono imbattuta in dati interessanti che riguardano l’occupazione femminile. La crisi non scoraggia le donne, almeno in Trentino. Il difficile quadro marco-economico non ha frenato in questa regione la crescita dell’occupazione femminile, che nel 2° trimestre 2009 ha superato l’asticella fissata a Lisbona al 60%. Solo un’altra regione, l’Emilia-Romagna, l’ha raggiunto, l’anno precedente. «L’Emilia è la regione più virtuosa – sottolinea Valeria Benvenuti dello studio di ricerche Sintesi – anche perché offre una discreta assistenza all’infanzia per i bambini con meno di tre anni, che in oltre un caso su quattro frequentano un asilo nido rendendo così possibile una maggiore attività delle donne». Resta comunque un miraggio, per tutte le regioni, l’accesso diffuso – almeno per il 33% dei bambini da 0 a tre anni – agli asili nido: anche le più virtuose come Emilia Romagna (27,7%) e Valle d’Aosta (24,6%) hanno ancora molta strada da fare.
Il tasso di occupazione scende man mano che si va verso Sud. Tutte le regioni meridionali sono infatti ancora lontanissime dagli obiettivi. La maglia nera va alla Campania che, insieme a Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata, non raggiunge il 50% di tasso di occupazione generale, e nemmeno il 35% di quello femminile (tranne la Basilicata che è al 36,6%). Un triste denominatore comune resta invece l’allontanamento dai target nel 2° trimestre 2009, anche se nel Meridione questo deterioramento occupazionale è tanto più forte.
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