"Ma lo sai che alla fine me lo hanno concesso, il part-time?! Complice la crisi, ci hanno ripensato". Vivi complimenti alla mia amica che mi ha chiamato per annunciarmi la sua conquista, sono felice per lei. E per diverse altre mamme che stanno assaporando "il lato b della crisi", come lo chiamo io. Ovvero gli effetti marginali positivi della contrazione e ridefinizione del mercato del lavoro. Se prima flessibilità, part-time erano in molte aziende dei veri tabù – con il terrore di creare il precedente e di ripensare l'organizzazione in ufficio – ora le cose stanno cambiando, per forza maggiore, tra contratti di solidarietà e flexible downshifting. Dove non si arriva cioè con una cultura aziendale innovativa, spesso di arriva facendo due conti. A confermarmelo anche diversi capi del personale che – passato il momento più grigio alla fine dell'anno scorso – mi hanno raccontato di essersi trovati davanti a nuovi ed inaspettati problemi. Perché i dipendenti che hanno lavorato a "scarto ridotto" nel picco della crisi non sono più tutti entusiasti nel tornare a pieno ritmo: molti hanno assaporato – e parliamo anche di uomini – il piacere del tempo libero, di spazi per sè durante la giornata e chiedono di poter ridefinire i propri orari. Poveri capi del personale, non c'è pace per loro! Ma l'occasione è preziosa, e speriamo che non vada sprecata: ripensare il modo di lavorare si può, non solo se si è costretti ma tanto più se lo si è stati, e con reciproca soddisfazione come risultato.
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