Un interessante tentativo di "fare squadra" – o meglio lobby – e di inserire nell'agenda politica delle prossime elezioni le priorità delle mamme. Accade in America – in Italia ha parlarne è stato Vittorio Zucconi su D, lo scorso sabato – ed è la prima volta che un gruppo demografico così rilevante prova a prendere coscienza di sé, intravede il suo potenziale impatto come ago della bilancia della politica, in maniera trasversale. Questo movimento, lanciato sul sito Cafemom.com, conta già diverse migliaia di iscritte ma potrebbe essere tra le lobby più potenti al mondo (le mamme in America a tutt'oggi sono 85 milioni). Già potenzialmente, perché se su altri fronti – armi, tabacco, prodotti farmaceutici solo per fare qualche esempio – l'interesse finanziario è è alla base della costituzione del gruppo ed è la sua linfa vitale, qui si tratta invece di interessi di tipo più sociale o etico, con risvolti economici. E si entra quindi in una sfera di sensibilità soggettive che sgretola questa "valanga" già al suo formarsi, tra liberiste ed anti abortiste, tra casalinghe e mamme in carriera. Ma nonostante tutto c'è un minimo comune denominatore, la gioia e la fatica di essere madri al giorno d'oggi, il difficile equilibrio socio-economico della famiglia moderna e la necessità di ottenere dallo Stato risposte concrete sulla politica sociale, dal sostegno alla natalità agli investimenti in educazione passando per un mercato del lavoro più flessibile e moms-frineldy.
Anche in Italia è successo nei giorni scorsi qualcosa del genere, con l'incontro di presentazione e rilancio dell'iniziativa #2 euro per 10 leggi (sabato scorso): un tentativo di scrivere insieme, facendo proposte, dieci leggi che sono giudicate dalle dirette interessate le più importanti e urgenti per supportare la valorizzazione delle donne nel Paese (qui il target è più amplio e si rivolge a tutte le donne). Dieci proposte di legge che poi grazie all'auto-finanziamento (un fund rising in proprio) saranno pubblicate sui principali quotidiani proprio per fare pressione sull'opinione pubblica e i decision maker. Una cittadinanza attiva di genere che potrebbe essere una vera e propria svolta. E smentire finalmente il luogo comune che le donne non sanno fare squadra. Che ne pensate?