L'annuale sintesi di Eurostat sulla popolazione dell'Unione Europea conferma che ci sono più donne laureate (e meglio) rispetto agli uomini – in media il rapporto è di 124 a 100 – ma che c' è ancora una "segregazione" accademica verso materie umanistiche e legate al benessere e alla cura. Da tempo ci sono studi e ricerche, ma anche iniziative aziendali che cercano di indagare e correggere questo trend, perché non si tratta di propensioni naturali (senza nessun fondamento scientifico) ma di interiorizzazione di stereotipi di genere che ci guidano nelle nostre scelte. Noi e i nostri genitori. L'ultima in ordine di tempo l'ho avuto l'altro giorno: una mia cara amica è direttrice di una scuola internazionale (circa 1200 allievi, % paritetica di maschi e femminile, età dalla materna alle medie) ed ha proposto un corso di robotica per studiare l'applicazione delle nano tecnologie, a tutti gli allievi delle elementari (il numero maggiore di studenti). Risultato? 60 iscritti, tutti maschi neanche una femmina. Perché? Lei si è ripromessa di indagare, ma sondando i genitori ha scoperto pregiudizi a dir poco secolari! Dal "Mia figlia è più creativa, non ha mente scientifica" al vero e proprio "quelle sono materie da ingegnere, da uomo".
Scusate le divagazioni dai numeri agli stereotipi passando per gli aneddoti, ma credo che tutto ciò stimoli molte riflessioni. A voi quali?
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